UN EDIFICIO FLOTANTE Y PROVISIONAL
From: Chiara Spangaro
Subject: Tiatro del Mondo
May 23, 2024, 11:24 AM
Cara Ariel,
Mi spiace saperti malata!
Allego il testo e spero che per voi vada bene.
Un caro saluto!
Chiara
Postal de Il Teatro del Mondo, de Aldo Rossi en la galería Antonoa Jannone Disegni di Architectura (20200 Milano, Via del Carmine 5).
Manfredo Tafuri nel 1980 ha definito il Teatro del Mondo di Aldo Rossi un “un oggetto pago della sua inessenzialità” e continuava dicendo che “l’effetto estraniante di questa costruzione, che allude a un mondo di memorie troppo ricco per essere interamente esplicitato, si moltiplica nel corso del suo realizzarsi e del suo tragitto” (1).
A Venezia, e non solo, è ancora viva la magia di questo piccolo teatro di oltre 200 posti, che ha come riferimento letterario il Theatrum Mundi cinquecentesco e riporta visivamente la memoria dei fari e delle costruzioni in legno del Maine. Nella forma, più che i teatri “en plein air” del tardo Rinascimento, richiama architetture di Andrea Palladio come Villa Capra, dove i corpi scala si aggiungono alla sala centrale.
Sono potenzialmente infinite le analogie e memorie suscitate da questo straordinario edificio, galleggiante e provvisorio, iconico e ludico, dispositivo scenico per artisti e per pubblico ma già spettacolare in se’.
Costruito a Fusina con tubi in acciaio rivestiti in legno, con una copertura lignea ricoperta di lamiera zincata, il Teatro del Mondo ha navigato fino a Punta della Dogana, a Dubrovnik ed per poi tornare. Al palco e alle gallerie corrispondono tre ordini di finestre che “inquadrano il mare, le costruzioni veneziane, il cielo: così la città è sempre presente e lo spazio scenico si allarga alla architettura di Venezia” (2)
(1) Manfredo Tafuri, L’éphémère est éternel. Aldo Rossi a Venezia, in “Domus”, Milano, n. 602, gennaio 1980.
(2) Ibidem.
Il Teatro del Mondo de Aldo Rossi, anclado a la Punta Della Dogana, en Venecia.
Tafuri en 1980 definió el Teatro del Mundo de Aldo Rossi como "un objeto satisfecho de su inesencialidad" y continuó diciendo que "el efecto extrañante de esta construcción, que alude a un mundo de memorias demasiado rico para ser completamente explicitado, se multiplica a lo largo de su demorarse y de su recorrido"(1).
En Venecia, y no solo allí, aún vive la magia de este pequeño teatro de más de 200 butacas, que tiene como referencia literaria el Theatrum Mundi del siglo XVI y que evoca la memoria de los faros y las construcciones de madera del Maine. Su forma, más que los teatros “en plein air” del Renacimiento tardío, recuerda las arquitecturas de Andrea Palladio como Villa Capra, donde los cuerpos de las escaleras se suman a la sala central.
Son potencialmente infinitas las analogías y memorias suscitadas por este extraordinario edificio, flotante y provisional, icónico y lúdico, dispositivo escénico para artistas y público, espectacular en sí mismo.
Construido en Fusina con tubos de acero revestidos de madera, con una techumbre de madera revestida en lata zincada, el Teatro del Mundo navegó hasta Punta della dogana en Venecia, después a Dubrovnik en Croacia, para luego retornar. Al palco y a las galerías corresponden tres órdenes de ventanas que "enmarcan el mar, las construcciones venecianas, el cielo: de esta manera la ciudad siempre está presente y el espacio escénico se expande en la arquitectura de Venecia” (2).
Chiara Spangaro
(1) Manfredo Tafuri, L’éphémère est éternel. Aldo Rossi a Venezia, in “Domus”, Milano, n. 602, gennaio 1980.
(2) Ibidem.
